Visitando le rovine di Marina di Crapolla

 

Il 9 di maggio scorso noi volontari del progetto MARE abbiamo visitato le rovine di Marina di Crapolla, con la nostra guida Stefano Ruocco, che lavora all’ArcheoClub di Massa Lubrense. Siamo partiti dalla spiagga e poi siamo saliti per la vecchia scalinata con i suoi 650 scalini.

 

 

 

 

2000 anni fa Marina di Crapolla era un luogo molto importante adibito allo stoccaggio di cibo, materiali vari e per la disponibilità d’acqua potabile. Oggi il livello del mare è cresciuto di 2m e di conseguenza la spiagga si è rimpicciolita. Le ville romane construite sulle l’arcipelago di Li Galli ed a Isca si servivano di Marina di Crapolla come una succursale del porto di Sorrento. La difficoltà di circumnavigare la penisola rendeva necessario il trasporto delle merci via terra da e per Sorrento.

Marina di Crapolla

Condutto Crapolla

      Una delle cose più interessanti di questa marina è la condotta costruita ai tempi dei romani per raccogliere l’acqua dolce da una cascata li vicino. Si tratta di una costruzione unica nel suo genere perché non ne sono state trovate altre simili. Questa struttura ha consentito al mare di creare la spiaggia, perche impedisce all’acqua proveniente della montagna di riversarsi nel mare; la stessa è invece convogliata in una piscina artificiale.

 

 

 

La costruzione comprende anche cinque cisterne usate per stoccare l’acqua del fiume che serviva per usi domestici e agricoli. Oggi ne sono rimaste solo tre, le altre essendo state distrutte da dei crolli.

Cisterne Crapolla 1Cisterne Crapolla 2

Dal punto di vista architettonico si distingono due tipi di muri: il “opus reticulatum” (sopra) di struttura romboidale costruita in tufo proveniente dall’Arcipelago Campano e non dal Vesuvio; l’altro tipo di muro è chiamato “opus incertum”      (sotto) e presenta una distribuzione aleatoria delle pietre, in questo caso non vulcaniche.

Opus reticulatum CrapollaOpus incertum

Più in alto si vedono altri resti romani sul lato destro della marina. Si tratta di un edificio di quattro piani sul fianco della montagna che serviva da magazzino per cibo e merci. Oggi ne restano solo le grotte dove attraccavano le navi e la parte alta dell’edificio.

Edificio Crapolla

 

Salendo per la scalinata si fa un salto di mille anni nel tempo e troviamo una chiesa antica che apparteneva a un’abbazia benedettina con una trentina di monaci i quali abbandonarono il posto nel 1130 a causa della pirateria, trasferendosi a S.Agata. Questa chiesa, dedicata a San Pietro, si chiama “San Pietro a Crapolla”. Si dice che il santo sia passato per l’abbazia nel suo viaggio dalla Palestina a Roma per fondare la Chiesa Cattolica.

Originariamente l’entrata era situata dove oggi si trova la cappelletta della Madonna. Di fronte all’entrata della chiesa c’era un giardino ancor’oggi riconoscibile sotto le sterpaglie. La chiesa aveva tre navate: una centrale e due laterali affrescate. Attualmente ne restano alcune colonne provenienti dalle ville del vicino archipelago.

Chiesa Crapolla

Dal giardino dell’abbazia si vede una delle antiche ville romane, costruita sull’isola d’Isca. Una villa romana tipica era costituita da tre parti: il Domus (la parte adibita ad abitazione), il giardino ed il porto. A quel tempo si coltivavano già i limoni, ma le loro proprietà nutritive erano ancora sconociute, ed erano considerate piante ornamentali.

Isca Crapolla

Infine abbiamo la torre, visibile dalla scalinata sovrastante l’abbazia, facente parte di una serie di torri di avvistamento situate lungo la costa del Sud Italia. Queste torri furono costruite tra il 1570 e il 1580 circa in seguito alle invasioni turche degli anni precedenti e servivano ad allertare la popolazione. Ogni torre comunicava con le torri adiacenti per trasmettere rapidamente l’allerta a tutta la costa.

Torre Crapolla

Speriamo che abbiate trovato questo articolo su Crapolla interessante e vi consigliamo la visite seguendo il sentiero che parte da Torca.
Grazie mille alla nostra guida Stefano Ruocco per questa bella visite guidate!
Ce verimm’!

 

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