Updated on Agosto 7, 2015
Ritorno al MARE e l’avventura ‘birrificio’
8 mesi dopo –
dopo l’ultimo giorno a Ieranto (pieno di meduse ma ancora con abbastanza sole per stare in costume sulla spiaggia) e l’ultimo giorno nella vecchia casa nostra, accompagnati dalla fedele Trilli fino al tramonto sul San Costanzo;
dopo l’avventuroso viaggio di ritorno in Germania via Bologna, Piemonte, Veneto a Berlino;
dopo l’inverno a casa dei miei, troppo grigio (I giorni con un po’ di sole si potevano contare sulle dita di una mano) e pieno di dubbi, con l’unico compito quello di affrontare La Grande Domanda: ”E poi??” e l’unica certezza quella di voler tornare la prossima estate al MARE – che ormai sembrava cosi lontano.
Pure questa certezza di voler tornare pero veniva disturbata da domande del tipo “Come sarà, tornare da ex-volontaria? Senza gli altri Marellini 2014? Mi saranno simpatici i nuovi ragazzi? E come sarà il progetto vivendo in città invece di Nerano? Senza casa nostra, senza poter andare facilmente a Ieranto, Recommone, San Costanzo quando mi pare? Come si arriva a Ieranto per lavorare?” Era difficile di immaginare. Communque sapevo che dovevo tornare, anche se fosse solo per fare la birra, che aveva fatto mio padre quando stava da noi l’anno scorso, e che Mimi mi chiedeva di rifare ogni volta che ci scrivevamo.
Arrivando poi 8 mesi dopo sulla strada da Vico Equense verso Meta, vedendo la penisola che una sola settimana fa mi era sembrata lontanissima, stranamente mi sento come se non ne fossi mai partita. E quando sto qui, il mio orrizonte diventa Napoli, sono cosi immersa nella vita qua che sembra quasi che il resto del mondo fuori non esistesse più.
Arrivata dai volontari mi posso rassicurare subito che sono tutti molto simpatici. La nuova casa, anche se è piu piccola (e l’ex-scuola di Nerano mi manca sempre) è communque bella, ed è riconoscibilmente la casa dei Marellini: tutto è un po’ improvvisato, sulle mura si vedono le stesse fotografie di tartarughe, il mondo subacqueo e pure i nostri poster di MARE notizie dell’anno scorso, e sopratutto è molto accogliente, si mangia insieme cucina internazionale, si sta bene.
I primi giorni mi sento un po’ strana – l’anno scorso I vecchi volontari ci hanno fatto vedere tutto che c’era da scoprire nel nostro paese; io invece non conosco proprio il posto in cui viviamo e la prima volta che devo tornare da sola alla nuova casa sbaglio strada e alla fine devo chiamare Mimi per ritrovare la casa. E tutto un po’ diverso, ci sta internet per tutti e pure un gruppo su WhatsApp. Si puo uscire facilmente in città. In bicicletta.
Ma poi torno a Ieranto. Da Franco a salutare e prendere un lemon soda. Da Olga a salutare e prendere il panino per il pranzo. Da Salvatore a salutare e prendere il caffe al limone. A lavorare nella baia con Antonella e Francesco. In canoa. Dove mi sento sempre a casa.
Ormai sono qui da 2 settimane e mi sono abituata molto bene alla nuova situazione. Ho conosciuto un pochino la zona cosi che so come tornare a casa. Sopratutto ho conosciuto meglio i ragazzi e ho potuto condividere con loro un po’ le mie esperienze dell’anno scorso. Ho potuto osservare anche che, nonostante le differenze, i piccoli problemini e domande della vita quotidiana nel progetto rimangono sempre gli stessi, che sia sul imparare l’italiano, situazioni particolari con le barche a Ieranto, o come fare correttamente la raccolta differenziata dei rifiuti a casa. E bellissimo ritrovare tutti gli amici dell’anno scorso, vedere come è cresciuta la piccola Silvia, e come è cresciuto il progetto MARE, nel senso di aver imparato e migliorato dalle esperienze precendenti, e come supera ogni nuova inaspettata sfida.
E poi l’abbiamo fatta la birra. E stata una piccola sfida anche questo, di trasferire quello che ho imparato a casa da mio padre negli ultimi giorni prima di venire con il suo sistema di attrezzature ormai ben stabilito, al nostro contesto improvvisato qui: Per esempio, abbiamo dovuto usare tutte le pentole esistente nella casa per mettere da parte 22l di acqua sterilizzate il giorno prima, invece del grande secchio con coperchio fatto a posto che usa mio padre, e le abbiamo messi in tanti posti diversi tra frigo, freezer e cantina. Come mestolo per mischiare i diversi ingredienti della birra abbiamo usato il manico di una scopa (sempre sterilizzato con acqua bollente naturalmente). Per di più, il malto che avevo ordinato online una settimana prima non era ancora arrivato, e poi ho scoperto che il corriere non era riuscito a consegnarlo. Cosi bisognava andare a ritirarlo presso il deposito a Castellammare. Senza una macchina a disposizione ci siamo avviati in treno verso la zona industriale di Castellammare. Camminando lungo il fiume più inquinato d’Europa abbiamo cosi conosciuto un posto assai diverso dai paesi bellini turistici che frequentiamo di solito nel nostro lavoro qui.
Dopo essere tornati da questa camminata sotto il sole bruciante abbiamo aspettato le ore un po’ più fresche della sera per complettare la produzione della birra. L’acqua precedentemente sterilizzata ci serviva molto fresca perche veniva poi mischiato con l’acqua in cui era appena stato bollito il luppolo (per farne uscire i sapori) e con il malto. Tutto questo insieme doveva arrivare a meno di 26 gradi per non uccidere il lievito che veniva aggiunto alla fine per fermentare questo brodo e farlo diventare birra deliziosa. Nella cantina sotto la casa di Nicola abbiamo trovato un posto bello fresco e scuro in cui la nostra birra si puo sviluppare senza disturbi. I volontari ora vanno via per la loro formazione di arrivo. Quando torneranno, nei primi giorni di agosto, arriverà il momento di mettere in bottiglie la nostra birra, e poi vedremo se finirà bene questa avventura della prima birra fatta da me, di questo contributo che lasciero al MARE 2015. Speriamo bene!
Frauke