Updated on Maggio 7, 2024
Lottando contro un Colosso nella Baia
Era la fine di Luglio, il picco della stagione estiva nel Sud Italia, a Ieranto, la baia al confine della penisola Sorrentina.
L’ acqua lì è limpida, la temperatura è di 29°C, e ricca di pesci e flora coloratissima che attrae tantissime persone. Non ò quanto facesse caldo, sprizzavamo sudore. Era dopotutto un altro giorno di monitoraggio della baia. Ero seduta nel kayak, ammirando l’ orizzonte con i suoi imponenti Faraglioni e la vastità della distesa d’ acqua. Negli orari morti non avevo preoccupazioni. Era mezzogiorno e non c’era troppo movimento in giro. Stavo pensando di fare un tuffo, rinfrescarmi, guardare i pesci e risalire sul kayak di nuovo. Nulla che non avessi già fatto. Ma mentre stavo per risalire sul kayak vidi un enorme yacht che attraversava la baia. Ho subito fischiato ai miei colleghi, Tony e David, affinché mi raggiungessero. Abbiamo remato a tutta forza per raggiungerli. Eravamo prostrati e provati, come tre formiche di fronte ad un elefante. Li abbiamo chiamati, abbiamo urlato verso quel corpo mostruoso galleggiante che non era autorizzato a gettare le ancore lì. Ma invano. Alcuni dei passeggeri ci guardavano indifferenti, si sono girati e una dozzina di metri più avanti hanno lanciato l’ ancora. Un’ enorme doppia ancora che cadeva nella nostra baia, nel mezzo della Posidonia oceanica!!
Chi erano queste persone?
Il Superfun yacht era lungo 40m e aveva una bandiera delle isole Cayman. Era un viaggio di lusso di quelli che paghi 80.000 euro a settimana per avere momenti che ti tolgono il fiato. Ma che razza di divertimento puoi avere se distruggi la flora e la fauna del posto che hai pagato così profumatamente per visitare? Ci siamo avvicinati di più e abbiamo chiesto di parlare con il capitano. Con nostra sorpresa abbiamo visto che c’era un gommone attaccato a questo gigante. Quando il capitano è finalmente arrivato ha iniziato a urlare in maniera arrogante e aggressiva, chiedendoci chi eravamo e a nome di quale autorità gli stavamo parlando. Aveva il viso rosso come un drago. Se avesse potuto avrebbe sputato fuoco e ci avrebbe ridotto in cenere in un lampo.
Educatamente gli ho mostrato i nostri documenti, anche se il suo atteggiamento mi aveva molto indispettita. Gli ho spiegato che Ieranto è un’ area marina protetta e quindi soggetta e regole particolari e che noi eravamo i guardiani della baia. Il nostro compito era di segnalare ogni illecito e di spiegare ad ogni visitatore come comportarsi adeguatamente in base alla normativa vigente.
A lui non importava nulla del regolamento del parco. Mi ha urlato “ e cosa succede se non rispetto queste regole??!” Ho voluto interpretarlo come un test delle mie capacità di argomentare il nostro ruolo lì e di restare calma nonostante le sue provocazioni.
Nella rabbia per essere stato sfidato ho fatto appello alla sua umanità. Nel frattempo diverse persone ci avevano circondati sulla barca. Ho cercato di ragionare con lui. Non avevo molti mezzi per impedirgli di stare lì, oltre che informarli che sarebbero stati segnalati alla Guardia Costiera. Quell’enorme mezzo acquatico era un deterrente per altre condotte scorrette. E diverse specie protette erano sotto quella imbarcazione.
Allora gli ho detto: “Rispetta le nostre leggi, aiutaci a proteggere la nostra baia.”
Il capitano ha ingoiato il rospo, era colui che doveva avere l’ ultima parola, nonostante non ci fosse nulla che potesse fare per non sembrare “cattivo” agli occhi dei suoi clienti. Quindi mi ha guardata arrabbiato e si è girato. Non avevo capito cosa significasse al principio. Qualche momento dopo ho sentito l’ ancora che veniva tirata su e i motori che ripartivano.
Ma non è finita qui. Lo yacht se ne è andato ma aveva lasciato il gommone giù. “i miei ospiti faranno il bagno qui!” disse con fermezza. Era un osso duro. Cos’altro potevamo fare? Ho detto ai miei colleghi, abbiamo fatto tutto, nella maniera più corretta possibile… dunque siamo rimasti lì e abbiamo aspettato accanto a loro, in modo da non dargli la privacy che desideravano.
Noi ci riteniamo i difensori di questa baia e rappresentanti dell’ ambiente. Come guardiani non siamo qui per combattere ma per fornire solide motivazioni con educata insistenza. Alla fine se ne sono andati, anche se dopo aver oltrepassato le regole e ignorato i valori del AMP.
Per noi è stata una vittoria personale. I soldi giocano un ruolo importante e influenzano molte opinioni e la morale della gente. Questa volta non hanno vinto. Questa volta siamo stati noi e quello che rappresentiamo è stato più forte del lusso e dello sfruttamento incontrollato dell’ ambiente.
Grazie a Francesca Punzo per la traduzione.