Updated on Dicembre 1, 2022
Immersione archeologica nello scavo di Crapolla
Quest’anno, dal 6 fino al 20 settembre, abbiamo avuto l’opportunità di partecipare a una campagna di scavo archeologico a Crapolla.
Questo scavo è coordinato dal 2016 dall’università Federico II di Napoli (dipartimento di studi umanistici) con la partecipazione e l’aiuto dell’Archeoclub di Massa Lubrense.
Lo scavo si trova sopra il fiordo di Crapolla, dietro della chiesetta. Infatti, l’abbazia San Pietro edificata nel 11° secolo sorge con le sue rovine nascoste dietro della chiesa moderna di San Pietro e San Paolo – datando del 1949.
Di particolare importanza è la notizia del soggiorno, presso l’abbazia, tra il 1530 e il 1533, di due famosi monaci benedettini, i fratelli Teofilo e Giambattista Folengo. Teofilo Folengo, in particolare, anche conosciuto come “Merlin Cocai”, grande poeta maccheronico, ha descritto la sua vita nella penisola sorrentina attraverso la sua opera Varium Poema. Suo fratello Giambattista ha, da parte sua, evocato l’eremo di Crapolla nel tredicesimo libro dei suoi Polimones¹.
Lo scopo delle varie campagne di scavo, condotte principalmente nell’area del chiostro (claustrum), è stato quello di capire quali fossero le varie fasi di frequentazione e di abbandono dell’abbazia e delle zone ad essa attinenti.
Il nostro aiuto come volontari del Project M.A.R..E. è stato di partecipare alle attività di scavo, di pulizia, di inventario ma anche di preservazione del sito, seppellendolo di nuovo perché al termine delle attività si coprono con il terreno le evidenze archeologiche al fine di prevenire dalla distruzione quello che è stato messo in luce nel corso della campagna di scavo.
Concretamene, in quello che riguarda i due giorni in cui ho partecipato, abbiamo tolto il terreno e le tele che coprivano lo scavo dall’anno scorso. È stato un lavoro di pulizia ma anche l’occasione di capire come si gestisce uno scavo. Con secchielli, cazzuole (anche chiamate specificamente con la parola inglese “trowel”), scopette, pale e picconi abbiamo iniziato la riscoperta delle ruderi includendo i nuovi saggi archeologici del chiostro.
Poi, l’ultimo giorno abbiamo pulito lo scavo di maniera attenta per permettere di scattare foto dei risultati della campagna di quest’anno. Abbiamo pure aiutato a realizzare l’inventario dei saggi scoperti. Pedro ha anche avuto la fortuna (e lo sguardo meticoloso) di trovare una conchiglia pietrificata con resti di intonaco all’interno – che serviva probabilmente come elemento decorativo sui muri del chiostro! Alla fine delle operazioni di pulizia, la squadra ha scattato delle foto dello stato dello scavo sia a terra che con l’aiuto di un drone! Poi, finalmente, abbiamo seppellito di nuovo gli scavi con terreno, pietre e tele, per proteggerli fino alla prossima campagna di indagini.
Per riassumere, questa esperienza è stata una bella immersione nell’ambito archeologico in presenza di studenti, specializzandi e dottorandi molto simpatici, che ci hanno fatto scoprire il loro mondo con simpatia e passione!
Per ciò, vorrei ringraziare col cuore tutta la squadra dell’università Federico II di Napoli: la dottoressa Maria Teresa Cavallaro, Vittoria, Maria, Alessia, Giulia, Luciano e Raffaela ma anche la dottoressa Elena Russo e la professoressa Bianca Ferrara. Ringrazio per finire l’Archeoclub di Massa Lubrense e Mimì per averci dato l’opportunità di partecipare a quest’avventura unica!
Gli archeolocos vi salutano!
¹ Per saperne di più a proposito dei Folengo, raccomando la lettura di Giornate di Studio – I Folengo nella terra delle sirene, a cura di Valerio TERRECUSO, Nicola Longobardi Editore (2020).
— Paul Descoeur
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