Updated on Giugno 7, 2019
Il Parco attraverso gli occhi della nostra stagista Sara
I miei primi giorni presso l’AMP Punta Campanella sono stati intensi e esilaranti. Ho iniziato il mio lavoro qui con una ricerca sul significato di Area Marina Protetta, concentrandomi in particolare sulle AMP degli Stati Uniti. Ho poi iniziato a imparare qualcosa in più su questo tema visitando la Baia di Ieranto e conoscendo il gruppo che si occupa di proteggerla. L’AMP Punta Campanella gestisce un progetto dal nome M.A.R.E. (Avventure Marine per il rispetto dell’ambiente), fatto da un gruppo di volontari ESC (Corpo di Solidarietà Europeo, finanziato dall’Unione Europea per coinvolgere giovani di diversi paesi in iniziative di cittadinanza attiva attraverso uno scambio culturale). Diretto da Domenico Sgambati (Mimì), il Gruppo è composto da persone provenienti da diversi paesi di Europa e Africa, che saranno qui per 9 mesi per partecipare a numerose iniziative. Queste attività includono il monitoraggio del parco, la raccolta dati, l’informazione con il pubblico, la pulizia delle spiagge, il visual census di organismi marini, le visite guidate e tanto altro ancora. C’è un legame tra:
- Il monitoraggio del parco per verificare il rispetto delle regole;
- I piani di conservazione per proteggere gli ecosistemi marini;
- La diffusione delle informazioni a favore dei visitatori e della comunità locale per capire l’importanza della tutela della vita marina.
Il principale obiettivo è quello di costruire una connessione positiva tra uomo e mare.
Gestione del Parco
Il parco è diviso in 3 zone (A, B, C). La zona A è la più protetta, dove solo la ricerca scientifica autorizzata, le attività di servizio e le visite guidate subacquee sono consentite. Queste aree rappresentano piccole zone dove si cerca di avere l’effetto spillover, ovvero il movimento di organismi verso l’esterno della zona A per ripopolare aree meno protette. La zona B, che comprende la Baia di Ieranto, è leggermente meno protetta. Non sono consentite: la navigazione a motore, l’ancoraggio, e il diving non autorizzato. Ma si può visitare queste zone con barche a motore elettrico, pedalo, kayak, vela, e ci sono alcune barche a motore autorizzate a fare visite guidate. La zona C è la meno protetta, dove quasi tutte le attività sono consentite, tranne pesca non autorizzata e pesca subacquea.
Durante la mia prima settimana qui, ho accompagnato Mimì e il gruppo di volontari in una visita alla Baia di Ieranto. Dato che non ci sono accessi diretti via strada, abbiamo dovuto percorrere un sentiero di montagna che si diparte dal Villaggio di Nerano e dura circa 30 minuti, offrendo una vista incredibile. Oltrepassata la montagna, puoi vedere la Baia di sotto e i faraglioni di Capri sullo sfondo. Una volta giunti giù, abbiamo utilizzato l’ufficio del FAI (Fondo Ambiente Italiano), dividendoci in piccolo gruppi per fare differenti attività.
Lavorando in mare
Ho iniziato la giornata lavorando in kayak con il monitoraggio durante il quale ho imparato le differenze tra le barche autorizzate e non. Con il monitoraggio abbiamo contato il numero di barche che entrano, registrando i dati per ognuna di esse (tipo di barca, orario, provenienza, conoscenza dell’AMP, e altro ancora).
Lavorando a terra
Dopo il monitoraggio abbiamo lavorato a terra raccogliendo altri dati sul numero di visitatori in spiaggia e a mare. Poi ho approfittato di una visita alla ex-cava che ha funzionato fino a 70 anni fa, con la quale si estraeva roccia carbonatica che veniva poi trasportata a Napoli attraverso delle chiatte.
Dopo questa passeggiata siamo ritornati a mare per fare delle esplorazioni personali nella baia e conoscerla un po’ meglio. Verso la fine del pomeriggio ci siamo riuniti nuovamente nell’ufficio del FAI per parlare delle nostre esperienze, prima di inizare il cammino di ritorno che prevede molte zone in salita, rese inoffensive dalla bellezza del paesaggio.
In ufficio
Lunedì siamo stai in ufficio e abbiamo imparato qualcosa di nuovo sul Parco Marino e su cosa proteggiamo effettivamente. L’ecosistema del parco può essere descritto con 3 differenti livelli di organizzazione. C’è il fondale sabbioso che ospita la Posidonia Oceanica e alcuni tipi di alghe rosse, il fondale roccioso che ospita biocostruttori e grotte, e la Colonna d’acqua che è la casa per meduse, diverse specie di pesci, tartarughe marine. Abbiamo anche imparato come l’upwelling (correnti di profondità che risale nella Baia) porta acqua piena di altri tipi di organismi che vengono dalle profondità del mare. Complessivamente sono state registrate 132 specie viventi nella Baia. La specie di cui più ho sentito parlare è la Posidonia, una pianta marina che è endemica del Mar Mediterraneo. Sembra essere estremamente importante per l’ambiente marino, protegge dall’erosione costiera causata dalle tempeste e dalle correnti, agisce come un hotspot per molte specie di piccoli organismi che ci vivono sopra, o che si muovono tra le sue foglie. Inoltre la Posidonia rilascia grandi quantità di ossiegeno che è un element basilare per un ecosistema sano. Ecco perchè il monitoraggio del parco è molto importante, dato che le barche a motore potrebbero ancorare sui fondali protetti e distruggerne
e comunità marine.
Per questo motivo tutte le barche che entrano nella baia dovrebbero usare le boe del Parco Marino. Abbiamo infine imparato sulla minaccia della pesca al dattero di mare che distrugge non solo questo organismo ma anche tutti quelli che vivono sulla roccia in cui il dattero si nasconde.